top of page

Transizione ecologica…verso dove?


Christopher Wood


Qualche anno fa, Edgar Morin sosteneva che l’ecologia, da lui considerata un sapere trasgressivo che attraversava tutti gli altri saperi, era diventata, nelle università, una disciplina al pari delle altre perdendo la sua iniziale carica nell’indistinto accademico. Anche nel campo della politica essa resto appannaggio di un partito dei verdi come se fosse, quello ecologico, un sapere distinto dagli altri.

Con il diffondersi dell’allarme per la devastazione del pianeta e per il surriscaldamento climatico, oltre che per i numerosi movimenti in difesa dell’ambiente, l’attenzione dei governi europei verso l’ecologia è aumentata molto in questi ultimi anni se lo stesso Biden ha firmato un ordine esecutivo per rientrare nell’Accordo di Parigi sul clima, revocando al tempo stesso il permesso federale all’oleodotto Keystone Xl. Anche gli Stati Uniti, dunque, dopo la disastrosa parentesi Trump, promettono di raggiungere un’economia al 100% di energia pulita ed emissioni zero nette non più tardi del 2050.

Ho scorso, di recente, i sei capitoli che il fisico Cingolani, proposto al nuovo ministero dedicato alla transizione, ha dedicato a questo tema. Se da una parte il linguaggio di Cingolani è quello di un fisico certamente competente, dall’altra stupiscono le sue argomentazioni che trattano di tutto e del loro contrario. Le sei schede, ciascuna dedicata a un tema particolare, evidenziano come Cingolani sia piuttosto un conoscitore dell’innovazione tecnologica (del resto ha diretti il famigerato IIT di Genova per molti anni, drenando ingenti risorse destinate agli atenei pubblici) che non di ecologia. Approssimate sono le sue ricette che spaziano dal nuovo modello urbano (quale?) alle energie rinnovabili. L’impressione è che siamo di fronte a un programma propagandistico anziché a una svolta nel rapporto ecologia/economia.

Perché non può esserci transizione senza la scelta di trasformare l’economia, e questa scelta di fondo, come ben osserva Roberto Mancini, «non c’è, anzi c’è l’illusione mortale che si possa andare avanti con il capitalismo opportunamente revisionato». Lo conferma la presenza di un Ministero per lo sviluppo, affidato addirittura a Giorgetti.

Se provate a confrontare i contenuti ecologici e il messaggio della Laudato si’ di Papa Francesco con i proclami del nuovo Ministero della transizione ecologica, sarete scossi da un brivido di incredulità.


Nel documento papale l’ecologia integrale parte dal creato (biosfera) che abbraccia tutto il vivente in una catena di relazioni senza discontinuità. Non ci può essere transizione ecologica lasciando fuori disuguaglianze, povertà e ingiustizia; questo, in sintesi, l’insegnamento.

Con l’istituzione del nuovo Ministero c’è il (solito) tentativo tecnologico delle lobbies di sostituire (invano) l’uso dei fossili con invenzioni fantasmagoriche che comunque ad esso infine riconducono. Si tratta di inutili scorciatoie se non di vere e proprie toppe.

Facciamo qualche esempio.

Che cos’è l’idrogeno e la «nuova civiltà» ad idrogeno? Non esistono miniere di idrogeno (esso è solo un vettore capace di trasportare energia), dunque bisogna produrlo e per produrlo occorre energia. Ma quale energia? Quella dei fossili? Si dice che potrebbe essere prodotto con l’uso di energia alternativa. E così siamo tornati al punto di partenza, ovvero produrre energia alternativa, che poi è il vero problema mai risolto.

Altra invenzione: la tecnologia Ccs (Carbon Capture and Sequestration) ovvero ri-catturare la Co2 prodotta (perché l’era dei fossili non è mai finita) e pomparla sotto le viscere del pianeta. Questo è ciò che hanno fatto, in via naturale, per milioni di anni le grandi foreste sottraendo carbonio dall’atmosfera e seppellendolo sotto la crosta terrestre (i rifiuti della terra, ovvero i fossili).

Noi lo abbiamo estratto e utilizzato per tutto il secolo passato e presente, cioè abbiamo utilizzato i rifiuti del pianeta disseppellendoli e modificando così il sottile strato di gas serra che serve a mantenere costante la temperatura (e l’equilibrio) del pianeta.

Ora ci siamo accorti che stavamo mettendo a repentaglio l’equilibrio della biosfera e vogliamo rimettere la CO2 al suo posto (cioè sottoterra). Ma occorre energia: per separare la CO2, per pomparla sotto la crosta. E con quale energia? Anche qui si dirà: l’energia rinnovabile. Già, se ce l’avessimo!

Ancora: le auto elettriche. Sappiamo da studi recenti che allo stato attuale sono più inquinanti di quelle tradizionali per via della batteria. Potremmo migliorare i processi, resta il fatto dei metalli utilizzati per le batterie (litio, cobalto): dove si prendono e dove si smaltiscono? Ci sono Stati e continenti pattumiere, come l’Asia o l’Africa.

Scavare ancora nel sottosuolo per estrarre metalli per le batterie e poi versare quelle usate, altamente inquinanti, negli stessi territori.

La Laudato si’ presupponeva un cambiamento di stile nei comportamenti: più sobri, più solidali, più conviviali (ricordiamo Alex Langer: più lento, più profondo, più dolce). Ripensare la crescita a partire dalla condanna del consumismo, del consumo (inutile) di suolo, dell’uso dell’auto, del turismo di massa, della produzione di armi e del loro commercio, della produzione intensiva dell’agricoltura, del macello di migliaia di animali per la produzione di carne, dell’alta velocità che ha ancora più impoverito i territori che attraversa senza fermarsi.

Fare questo vuol dire rinunciare al progresso? Semmai significa arrestare la folle corsa verso l’instabilità del pianeta e scongiurare la (prossima) fine della specie umana. Quanto al progresso basta forse rileggere La Ginestra di Leopardi: questo secol superbo e sciocco…, le magnifiche sorte e progressive.

Progresso dovrebbe significare ritrovare l’alleanza con la terra, con le altre specie che, saccheggiate dei loro habitat, hanno trasmesso la grande pandemia che ci sta massacrando. Ma questo non è l’obiettivo della transizione ecologia del nuovo Ministero (o Mistero?). Anzi, accanto ad esso c’è quello dello sviluppo del leghista Giorgetti che persegue gli obiettivi opposti.

È chiaro che l’ecologia, per citare un suo grande studioso – Gregory Bateson –, non può essere beffata e non esistono scorciatoie per aggirarla. Quello che noi pervicacemente tentiamo di fare inventando parole, espressioni, tecniche (e Ministeri) per esorcizzare l’apocalisse ambientale.

Comments


bottom of page