Pubblichiamo un articolo di Libero Maesano che affronta il tema della pandemia e il lavoro agricolo stagionale dei migranti. In un'Europa dominata ovunque dal lockdown, l'Unione europea e i suoi Stati membri neoliberisti hanno spinto centinaia di migliaia di persone a lasciare le loro abitazioni, a intraprendere viaggi pericolosi in aerei e auto affollate, ad attraversare le frontiere e ad approdare in campi di lavoro dove sono stati rinchiusi in container stracolmi e messi a lavorare per raccogliere e piantare colture, pagati una miseria, dall'alba al tramonto, dieci ore al giorno, sette giorni su sette.
Viene così raccontata l'avvincente saga dei lavoratori stagionali rumeni nei campi di asparagi tedeschi. L'articolo è stato scritto nella prima fase di diffusione del Covid-19 e dunque, pur sviluppando riflessioni importanti e ancora di strettissima attualità, propone una descrizione dei meccanismi di trasmissione e delle politiche di contenimento del virus che riflette la comprensione dell’autore propria all’epoca e ormai datata.
L’articolo, originariamente scritto in inglese ne 2020 (preprint su https://www.researchgate.net/publication/342599987_The_virus_and_the_asparagus_-a_European_saga?fbclid=IwAR3guYZ1M2Ms6-fv3nY3jqN9Q2mTcpbvIg79cKGXKTJiCy3VGnL8z3Lhr00) è presentato in tre parti a cui si aggiunge un post scriptum scritto 2022 che aggiorna le tesi presentate sui meccanismi di trasmissione del virus e sulle politiche di contenimento.
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Premessa
L'asparago bianco è una prelibatezza di fine aprile in gran parte dell'Europa nord-occidentale ed è particolarmente popolare in Germania con il nome di «oro bianco». Il suo arrivo è salutato ogni anno con feste e celebrazioni. Parafrasando Across the borderline, la bella canzone di Ry Cooder e compagni: «Ogni campo è lastricato d'oro».
Circa 1,1 milioni di persone lavorano a tempo pieno e parziale nell'agricoltura tedesca. Poco meno di un terzo - circa 300.000 - sono lavoratori stagionali. Senza di loro, i tempi di raccolta non sarebbero gestibili: dalla raccolta degli asparagi in aprile alla vendemmia, che termina a metà ottobre.
La maggior parte delle aziende agricole biologiche e delle colture ad alta intensità di lavoro, come rabarbaro, fragole e asparagi, rischiano la perdita della produzione qualora non si riesca a mobilitare per tempo la forza lavoro necessaria alla raccolta. Le aziende agricole convenzionali che producono colture di base come il grano e le patate sono altamente automatizzate e meno dipendenti dal lavoro umano.
Tre quarti dei lavoratori stagionali provengono dall'Europa centrale, orientale e sudorientale, soprattutto da Romania, Bulgaria e Polonia, dove la migrazione temporanea è una delle rare fonti di reddito. La Polonia è uno Stato membro dell'Unione Europea dal 1° maggio 2004, quando ha aderito all'Unione insieme a Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Nel 2004, Germania e Austria hanno scelto di avvalersi del periodo di transizione massimo di sette anni prima di concedere ai cittadini dei nuovi Stati membri il pieno accesso ai loro mercati del lavoro. Pertanto, fino al 1° maggio 2011, i cittadini di questi Paesi hanno avuto bisogno di un permesso per poter lavorare in Germania. In ogni caso, nel 2010, due terzi dei lavoratori stagionali che lavoravano in Germania provenivano dalla Polonia. La situazione è drasticamente cambiata con l'apertura del mercato del lavoro ai cittadini dei Paesi che hanno aderito all'Unione Europea nel 2004. Tuttavia, l’interesse dei polacchi per il lavoro stagionale in agricoltura in Germania, dove avrebbero guadagnato un salario (6,50 euro l'ora in media) estremamente basso rispetto ad altri settori e ad altri Paesi [1], è scemato nel tempo. Gli agricoltori tedeschi, prevedendo questi cambiamenti, già dal 2010 hanno iniziato a cercare i lavoratori stagionali altrove.
La Bulgaria e la Romania sono entrate nell'Ue il 1° gennaio 2007. Anche in questo caso, il Governo tedesco ha scelto di utilizzare il periodo di transizione massimo di sette anni prima di concedere ai cittadini dei nuovi Stati membri il pieno accesso al mercato del lavoro. Ciononostante, già nel 2011, 95.000 rumeni lavoravano in Germania, andando a costituire il gruppo etnico più numeroso tra gli immigrati stagionali. Dal 1° gennaio 2014, rumeni e bulgari non hanno più avuto bisogno di permessi per lavorare in Germania [2].
Per due volte alla ricerca di lavoratori stagionali
Il 15 marzo 2020, tra le misure adottate per contenere la diffusione del coronavirus, il Governo tedesco impone restrizioni alle frontiere vietando l'ingresso nel Paese ai lavoratori stranieri, compresi gli stagionali. A metà marzo, la ministra dell'agricoltura Julia Klöckner inizia a porre l’accento sulla necessità di evitare «carenze di approvvigionamento» nel settore agricolo. La Klöckner dichiara che il settore agricolo tedesco ha bisogno immediatamente di 35.000 lavoratori e che, entro maggio, il bisogno sarebbe più che raddoppiato, per arrivare fino a 85.000.
Come prima iniziativa, la ministra mette in opera un piano «radicale» per spingere i volontari e i lavoratori rimasti senza impiego a causa del lockdown (camerieri, lavoratori dell'industria alberghiera, ecc.) a candidarsi per i lavori agricoli in tutto il Paese [3]. I camerieri e i lavoratori del settore alberghiero avrebbero guadagnato circa 13-14 euro l'ora, cifra superiore al salario minimo agricolo di 9,35 euro l'ora. La scommessa consiste nel puntare sul fatto che molti cittadini tedeschi, di fronte alla disoccupazione crescente, accetterebbero l’offerta nonostante il lavoro richiesto sia faticoso e non particolarmente ben retribuito.
Il portavoce dei Verdi al Bundestag, Friedrich Ostendorff, il quale gestisce in prima persona un'azienda agricola biologica, dichiara: «Ora bisogna vedere come motivare le persone a lavorare nei campi, ad esempio nella raccolta di fragole e rabarbaro. Attualmente nelle aziende agricole c'è bisogno di ogni tipo di aiuto». Il 26 marzo Julia Klöckner lancia il portale di offerte di lavoro online (https://www.daslandhilft.de/), per consentire alle aziende agricole di pubblicare le loro offerte di lavoro, in modo da trovare più facilmente e rapidamente sia persone alla ricerca di un impiego sia persone pronte à dare una mano. Il ministro dell'Agricoltura dichiara che il sito ha suscitato subito interesse e che circa 16.000 cittadini – tra cui alcuni calciatori! – aderiscono all’iniziativa per salvare gli asparagi e il patrimonio gastronomico tedesco. Tuttavia queste adesioni non sono sufficienti a coprire gli 85.000 posti di lavoro stagionali che occorre occupare immediatamente. Forse i camerieri disoccupati e gli studenti volontari non sono poi tanto interessati a un lavoro duro e scarsamente retribuito. In ogni caso, il piano non da i risultati sperati.
Il tempo stava per scadere e il raccolto non avrebbe di certo aspettato. Mathias Middelberg, rappresentante della Cdu al Bundestag, correndo un notevole rischio politico con i suoi elettori, dichiara che oltre 600.000 persone appartenenti alle categorie sopra citate erano potenzialmente disponibili per il mercato del lavoro.
Allora la tenace Julia Klöckner concepisce un secondo piano incentrato sulla mobilitazione per il lavoro dei campi dei rifugiati legali, dei richiedenti asilo, e degli immigrati residenti senza permesso di lavoro. Secondo il Ministero degli Interni, oltre 150.000 rifugiati sono alla ricerca di un lavoro e molti di loro sono già in grado di lavorare in base alle norme vigenti [4]. Julia Klöckner suggerisce di allentare i divieti di lavoro per i richiedenti asilo, in particolare, i richiedenti asilo che, in linea generale, non sono autorizzati a lavorare in Germania.
Di solito, dopo l'arrivo in Germania, i richiedenti di asilo non possono lavorare nel periodo in cui sono ospitati in una struttura comunitaria (Gemeinschaftsunterunter o Gu). Per i richiedenti di asilo provenienti dai cosiddetti Paesi di origine «sicuri» (sichere Herkunftsstaaten), come gli Stati balcanici, la residenza in Germania è tollerata, ma con il divieto assoluto di lavorare.
Secondo il portavoce del Ministero degli Interni, solo 11.000 richiedenti asilo provenienti dai Paesi sicuri sono registrati in Germania, e solo quasi 6.000 di loro sono in età di lavorare. «La questione è se le persone che si trovano in Germania e a cui è vietato lavorare sono disponibili – a patto che lo vogliano e siano in grado di farlo – ad aiutare nei campi. Sono fermamente convinto che lo siano» dice la Klöckner.
Alcuni dei 16.000 iscritti al portale del lavoro daslandhilft.de sono richiedenti asilo. «C'è grande disponibilità da parte di molti richiedenti asilo a poter finalmente lavorare», dichiara Julia Klöckner. Secondo il portavoce del Ministero degli Interni, più di 156.000 rifugiati possono entrare nel mercato del lavoro. Queste cifre fanno riferimento ai rifugiati riconosciuti come tali, ma, al tempo stesso, diventava possibile anche per i richiedenti asilo ricevere un permesso di lavoro.
La proposta «radicale» dell’alacre Julia Klöckner è quella di cambiare temporaneamente alcune leggi sul lavoro per i richiedenti asilo e gli immigrati che vivono in Germania senza permesso di lavoro. L'idea è quella di consentire alle aziende agricole di «incrementare la manodopera per il lavoro stagionale nel settore agricolo senza dover superare troppi ostacoli burocratici». In linea di massima, le persone prive di permesso di lavoro sarebbero autorizzate a lavorare nei campi tra il 1° aprile e il 1° ottobre [5]. Questa mossa politica ha richiesto quasi un mese di deliberazioni tra vari partiti politici e ministeri per coordinare le misure straordinarie – attenzione, gli elettori vi osservano!
In sintesi, coloro che potrebbero avvalersi della modifica della legge sono:
- I richiedenti asilo per cui l’esame del caso non è stato completato negli ultimi nove mesi;
- I richiedenti asilo che hanno vissuto in Germania negli ultimi tre mesi con permessi temporanei;
- Gli immigrati residenti con permesso di soggiorno eccezionale o divieto di espulsione;
- Gli immigrati residenti con permesso di soggiorno regolare, ma a cui non è stato concesso il permesso di lavoro;
- Gli immigrati residenti in possesso di permessi di lavoro specifici che consentono loro di lavorare nel settore alberghiero e gastronomico, e che potranno lavorare in agricoltura senza dover richiedere una modifica del permesso di lavoro.
La parola chiave per queste misure è «temporaneo». L'idea astuta che è venuta fuori, dopo quasi un mese di discussioni tra partiti politici e ministeri, è quella di mettere al lavoro le persone di cui sopra per cinque mesi e mantenere la possibilità di espellerli alla fine del periodo. La manipolazione è fin troppo visibile. Filiz Polat, membro del partito dei Verdi, afferma che i permessi di soggiorno e di lavoro devono essere permanenti: «non possiamo permettere che coloro che cercano protezione e che ora aiutano nella raccolta degli asparagi temano di essere espulsi».
I richiedenti asilo e gli immigrati irregolari sono stati meno sciocchi dei politici, ministri e funzionari che hanno concepito tali misure. Forse potrebbero accettare temporaneamente un lavoro duro e una retribuzione insufficiente nella prospettiva di un permesso di soggiorno e di un permesso di lavoro permanenti, ma non sono certamente disposti a esporsi in un processo penoso e pericoloso che ha una possibilità consistente di concludersi con l'espulsione dal Paese.
Alla fine, anche il secondo piano si è rivelato inefficace nel soddisfare il bisogno di manodopera [6].
Vale la pena notare che gli agricoltori sono sempre stati scettici su entrambi i piani. Avevano avvertito che i giovani tedeschi volontari, i camerieri senza lavoro, i richiedenti asilo e gli immigrati irregolari residenti difficilmente sarebbero stati in grado di sostituire i lavoratori stagionali dell'Europa orientale. Il presidente dell'Associazione tedesca degli agricoltori (Dbv), Joachim Rukwied, dichiara: «Abbiamo bisogno dei lavoratori stagionali stranieri che vengono da noi da anni e che sono esperti ed affidabili». A prima vista, non è chiaro perché persone senza esperienza, se rapidamente istruite, non possano svolgere efficacemente un lavoro che non richiede particolari competenze. Cosa intende Joachim Rukwied per «lavoratori esperti e affidabili» ?
Salviamo gli asparagi
All'inizio di aprile la situazione diventa drammatica. Il Dbv, insieme all'industria alimentare, avverte che il prodotto agroalimentare sarà insufficiente se non fossero raccolte colture come gli asparagi, i cavoli e la frutta. La necessità è così pressante che persino l'ultradestra Alternative für Deutschland (Afd), che normalmente strombazza un discorso nettamente xenofobo e anti-immigrazione, chiede misure per consentire l'ingresso di lavoratori stranieri. Sì ai lavoratori, no ai richiedenti asilo. «Il governo federale non sta facendo abbastanza per aiutare i nostri agricoltori, che devono garantire l'approvvigionamento della popolazione», twitta il deputato Afd al Bundestag Thomas Ehrhorn. «Il governo non è riuscito a rilasciare i permessi ai raccoglitori europei e ora cerca i lavoratori localmente. La cosa più importante ora è agire rapidamente per garantire l'ingresso di lavoratori europei», dichiara Stephan Protschka, responsabile Agricoltura dell'Afd [7] .
Un terzo piano, prontamente eseguibile e con effetto immediato, è assolutamente necessario. Il ministro degli interni Horst Seehofer e Julia Klöckner concordano una serie di «regole rigorose» per consentire agli agricoltori di assumere lavoratori stagionali stranieri nonostante le restrizioni alle frontiere adottate dal governo tedesco il 25 marzo.
I lavoratori stagionali potranno imbarcarsi sugli aerei in alcuni aeroporti, per evitare lunghi viaggi in autobus, in cui sarebbe aumentato il rischio di infezione. Saranno, inoltre, sottoposti a test prima del decollo. Le loro località di provenienza saranno registrate per ricostruire la catena di contatti in caso di rilevamento dell'infezione. I datori di lavoro si incaricheranno di andare a prendere all'aeroporto di arrivo i lavoratori non in grado di raggiungere i campi di destinazione per conto loro. I lavoratori si sottoporranno ad una visita medica al loro arrivo e dovranno essere messi in quarantena per due settimane per evitare possibili infezioni dei dipendenti locali. I gruppi di lavoro saranno i più ristretti possibile. Gli alloggi, i servizi igienici e i refettori dovranno garantire la distanza interpersonale. Sul lavoro, i lavoratori dovranno mantenere la distanza interpersonale di sicurezza e indossare guanti e maschere. Queste misure, documentate in linee guida,sono adottate seguendo le raccomandazioni dell'Istituto Robert Koch (Rki), il riferimento tedesco nella lotta contro la pandemia.
La Dbv, i cui membri ogni anno reclutano manodopera stagionale straniera per la semina e il raccolto,accoglie con favore l'iniziativa del governo. Il presidente della Dbv, Joachim Rukwied, dichiara che il piano dei ministri «ci avrebbe aiutato a evitare il fallimento». Oltre agli 80.000 lavoratori per il raccolto che sarebbero arrivati principalmente da Romania e Polonia, altri 20.000 migranti stagionali già presenti in Germania dopo l'introduzione dei controlli alle frontiere potranno rimanere più a lungo per lavorare nei campi. Il piano del governo prevede anche il reclutamento di 10.000 lavoratori in Germania, la cosiddetta «manodopera aggiuntiva» – studenti volontari, camerieri e impiegati d'albergo senza lavoro, richiedenti asilo e immigrati irregolari residenti – già mobilitata con il primo e il secondo piano [8].
La ministra dell'Agricoltura Julia Klöckner, un'attraente (era stata scelta come «reginetta» tedesca del vino nel 1995) e vivace politica tedesca destinata ad un futuro brillante – negli ultimi anni, i media l'avevano regolarmente citata come potenziale successore di Angela Merkel - descrive il terzo piano come una «soluzione pragmatica» potendo garantire allo stesso tempo la protezione dal virus e la produzione di frutta e verdura. Dichiara: «Il raccolto non aspetta e non possiamo rimandare la semina». La reginetta Julia conosce la coltura degli asparagi.
Il Ministro degli Interni Seehofer dichiara che le severe misure di contenimento necessarie per interrompere la catena di trasmissione del virus avevano colpito duramente la popolazione e le imprese. Il momento era venuto di creare i presupposti che permettono alle aziende di continuare a operare durante la pandemia. «It’s the economy, stupid!», come disse James Carville, il famoso stratega della campagna presidenziale di Bill Clinton. Horst Lorenz Seehofer è stato il capo dell'Unione Cristiano-Sociale (Csu) dal 2008 al 2019 ed era ministro degli interni dal 2018. Nel 2011, Seehofer aveva dichiarato che i migranti che desideravano rimanere in Germania dovevano «sottoscrivere i valori tedeschi». Ci si può chiedere se anche i lavoratori stagionali debbano «sottoscrivere». Durante la crisi dei migranti del 2015 in Europa, egli, come i suoi colleghi dell'Afd, aveva chiesto alla cancelliera Angela Merkel di chiudere le frontiere. Anche gli stolti cambiano idea.
La Commissione europea al soccorso della mobilità dei lavoratori
Nello stesso tempo la Commissione europea, la cui reattività ed efficienza sono leggendarie, esorta i Paesi dell'Ue a consentire non solo a medici e infermieri, ma anche alle centinaia di migliaia di lavoratori stagionali che di solito lavorano nei campi nei 27 Stati dell'Ue, di attraversare le frontiere, nonostante le misure nazionali di contenimento dell coronavirus. «Abbiamo bisogno delle persone che piantano e colgono i nostri raccolti. Dobbiamo assicurarci di avere lavoratori temporanei sufficienti in agricoltura», ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen [9].
La Ce ha osservato che i Paesi dovrebbero mettere in atto procedure rapide e semplici per garantire il passaggio senza problemi dei lavoratori «critici», con «screening sanitari proporzionati» (attenzione, proporzionati, non esageriamo!). La Commissione ha anche evidenziato la questione dei lavoratori stagionali, soprattutto nelle aziende agricole, che, a suo dire, dovrebbero essere classificati come «essenziali» e «in grado di viaggiare» (la Commissione ama le categorizzazioni). Come al solito, la Ce si è mobilitata per proteggere i valori europei fondamentali:
- la concorrenza libera e non distorta (considerando che la formulazione del Trattato di Lisbona ha dimenticato «libera», «non distorta» è un termine sufficiente);
- la libertà dei lavoratori europei di andare e venire per essere sfruttati e sottopagati nel mercato interno anche in tempi di pandemia.
Il lockdown rumeno
Nella primavera del 2020, tuttavia, il raccolto di asparagi incontra un grosso problema: l'isolamento militarizzato della Romania, attuato con uno stato di emergenza di 30 giorni [10]. Ai rumeni è permesso di uscire di casa solo per fare la spesa, per andare dal medico e per andare al lavoro con una nota firmata dal datore di lavoro. Gli anziani devono rimanere chiusi in casa. La polizia e l'esercito pattugliano le strade ed il coprifuoco è dichiarato alle 22.00 in tutto il Paese. Il primo e principale obiettivo del governo rumeno, come quello di tutti gli altri governi, è quello di garantire l'ordine pubblico «costi quel che costi». Con un virus altamente contagioso come la Sars-CoV-2, la minaccia immediata per l'ordine pubblico non è il numero assoluto di infetti e di morti in sé, se lo si può nascondere. La minaccia viene dallo tsunami di ricoveri e dal sovraffollamento dell'inadeguato sistema ospedaliero, che non può essere nascosto e può generare allarme sociale e addirittura rivolta.
Il sistema sanitario rumeno è insufficiente e inadeguato, come quello di quasi tutti gli altri paesi europei (Francia, Italia, Gran Bretagna, Spagna, ecc.) i cui governi hanno perseguito negli ultimi trent'anni l'impresa neoliberista di smantellare il loro servizio sanitario pubblico, considerato allo stesso tempo:
1. Un onere finanziario sostanziale.
2. Un servizio pubblico drammaticamente fallimentare – la gravità del fallimento è cresciuta con la diminuzione delle risorse assegnate.
3. Un'attività ad alto profitto per le aziende private, i cui costi di acquisizione sono diminuiti proprio a causa dello smantellamento progressivo.
Come gli altri sistemi sanitari europei, anche quello rumeno manca di protocolli, organizzazioni, risorse e infrastrutture – maschere, guanti, tute, respiratori, ventilatori, test, terapie, vaccini, farmaci di supporto, team di monitoraggio delle infezioni, strutture sanitarie intermedie, strutture di isolamento, letti di ospedale, unità di terapia intensiva. È la disponibilità di questi protocolli, organizzazioni, risorse e infrastrutture che consente di garantire l'ordine pubblico attraverso una pratica medica accurata, e cioè l'abbinamento di un ambiente medico e di una rete ospedaliera robusti e modulabili con test proattivi, tracciamento dei contatti, isolamento assistito delle persone infette e trattamento precoce della malattia (Ttsit - Testing, Tracing, Supported Isolation & Treatment). Per un test efficace, in Europa sono necessari miliardi di test di rilevamento del virus (test del genoma e, quando saranno pronti, test dell'antigene) all'anno. È necessario eseguire non solo l'esame medico dei sintomatici ma anche la diagnostica generalizzata di un campione significativo di popolazione, tendenzialmente estendibile a tutti gli abitanti [11].
Per la rintracciabilità attiva dei contatti, sono necessari l'organizzazione, il personale e le tecnologie informatiche per seguire la catena del contagio, dovunque provenga e ovunque vada. Attualmente, i test di rilevamento del virus disponibili non sono abbastanza sensibili, quindi, in teoria, è necessario identificare i potenziali infetti e seguirli anche se il test è negativo [12].
L'identificazione dei soggetti infetti non è sufficiente; è necessario isolarli fino a quando non c'è più rischio di trasmissione [13]. Per un isolamento efficace, è necessaria una disponibilità estendibile di strutture e un'organizzazione per mettere in quarantena i contagiati che non necessitano di ricovero, siano essi presintomatici, asintomatici e sintomatici – questi ultimi nella forma lieve della malattia o non in grado di sopportare il trattamento invasivo previsto dalle unità di terapia intensiva. Inoltre, bisogna dare rifugio ai senzatetto (meglio se in alberghi di lusso). Per un trattamento precoce ed efficace, è necessaria la disponibilità modulabile di attrezzature e l’organizzazione adeguata per affrontare un virus in assenza di un vero e proprio trattamento specifico – ad esempio, la quantità scalabile di respiratori (e le squadre in grado di distribuirli a domicilio e di seguirne l'uso) da attribuire nelle prime fasi della malattia per preservare le condizioni migliori per la salute dei polmoni dei malati.
Infine, per un ambiente medico e una rete ospedaliera robusti ed estendibili, intendiamo un'organizzazione sanitaria in grado di implementare la politica Ttsit di individuazione e trattamento dell'infezione il più precocemente possibile in una struttura medica adeguata.
In termini più generali, è necessaria capacità di pianificazione, implementazione e gestione reattiva a livello locale e globale, sfuggendo al dilemma tra centralizzazione e decentralizzazione (cinquant’anni fa si sarebbe impiegato il termine «gestione cibernetica»). Sarebbe utile avere un approccio di ragionamento e di azione che privilegi l'affidabilità (anche attraverso la ridondanza di componenti inaffidabili), la flessibilità e la scalabilità rispetto all'ottimizzazione «statica». E, naturalmente, la volontà politica di fare tutto questo. È chiedere troppo ai governi europei neoliberisti, siano essi europeisti o nazionalisti.
Il virus Sars-CoV-2 è troppo radicale per il capitalismo
Per parafrasare il tweet: «Il coronavirus è troppo radicale. L'America ha bisogno di un virus più moderato a cui rispondere in modo incrementale» [14], possiamo dire che il coronavirus è troppo egualitario, collettivista e internazionalista. Il mondo ha bisogno di un virus più moderato che rispetti la gerarchia sociale, l'economia di mercato e gli stati nazionali.
Il punto di partenza è che la Sars-CoV-2 è altamente trasmissibile. Il virus si trasmette per via aerea [15]. Le goccioline vengono rilasciate dalle persone infette sintomatiche, presintomatiche o asintomatiche, attraverso gli starnuti (30000 goccioline che viaggiano a 200 miglia all'ora), la tosse (3000 goccioline che viaggiano a 50 miglia all'ora) e il respiro (50 – 5000 goccioline che viaggiano a bassa velocità). Le goccioline più grandi cadono a terra e su un'ampia varietà di superfici, dove il virus rimane attivo per ore e può essere trasmesso al tatto. Le altre goccioline vanno ovunque e si diffondono in una stanza in pochi secondi. Le goccioline più piccole formano un aerosol che rimane nell'aria per almeno 15 minuti in un ambiente chiuso. In una stanza dove c'è un infetto, senza alcuna protezione è facile inalare 1.000 particelle di virus e infettarsi. Inoltre, le feci delle persone infette contengono molto materiale virale. Ricerche in corso cercano di valutare la reale diffusione del coronavirus in un'area geografica a partire dalle misure della sua presenza nei collettori fognari, probabilmente una misura più oggettiva e affidabile rispetto alle estrapolazioni da un’attività di test estemporanea e agli incerti certificati di morte [16]. Al momento in cui scriviamo, la presenza di materiale virale nelle feci è certa, ma non ci sono prove dell'efficacia della via oro-fecale come canale di contaminazione.
Il virus ha ora raggiunto le baraccopoli dell'Africa, del Sud America e dell'Asia meridionale [17], che sono – letteralmente – «montagne di merda» [18], dove la contaminazione fecale è ovunque – acqua, verdure coltivate in casa, polvere trasportata dal vento (sì, le tempeste di merda sono reali!). Vedremo. Tutti i canali di contaminazione sono indipendenti, concomitanti e si rafforzano a vicenda. Ad esempio, una grande varietà di fonti di infezione indipendenti – goccioline, contatto, acqua inquinata, ecc. – possono contaminare gli alimenti.
La Sars-CoV-2, altamente trasmissibile per via aerea, solleva diversi problemi gravi per l'economia e la società capitalistica. I più importanti derivano da due caratteristiche principali del virus. Esso è:
1. egualitario – può contaminare chiunque, indipendentemente dalla sua posizione nella gerarchia sociale; in altri termini, il vostro rango nella gerarchia sociale può darvi una protezione parziale, ma non vi preserva da possibili contaminazioni.
2. collettivista – voi, come individui, non siete del tutto al sicuro finché un altro individuo sulla terra, indipendentemente dalla ricchezza e dallo status sociale, può essere infettato.
Naturalmente, le condizioni di vita e di salute nella pandemia non sono le stesse per tutti. Ma queste condizioni non dipendono dal virus. Dipendono dalle misure, come il lockdown, adottate dagli Stati per mantenere l'ordine pubblico e contrastare le proteste e le rivolte che potrebbero scaturire dalla diffusione della pandemia.
Il confinamento domestico enfatizza drammaticamente la disuguaglianza sociale. È più piacevole e sicuro essere chiusi in una villa sul lungomare della Costa Azzurra che in una baraccopoli di Mumbai (o in un container vicino a un campo di asparagi). Quindi, se siamo relativamente uguali di fronte al virus, non siamo ugualmente toccati dall'isolamento. Il lockdown è imposto e/o spinto dagli Stati per ristabilire, di fronte all'infezione, la gerarchia sociale come elemento obbligatorio della costituzione materiale dell'ordine capitalista. Ma lo Stato neoliberale è impotente a contrastare il collettivismo del virus. Non esiste una protezione solipsistica contro la pandemia, tranne forse quella di seppellirsi in un bunker nella campagna neozelandese (l'ultima moda nella Silicon Valley). L'isolamento non può garantire che l'occupante della villa più lussuosa sia al sicuro finché l'ultimo abitante dell'ultima baraccopoli (o l'ultimo lavoratore dell'ultimo campo di asparagi) sarà ancora contagioso. Tutte le misure e gli strumenti di protezione non possono essere egocentrici: funzionano finché sono reciproci – mi proteggono dall'infezione che potrebbe essere trasmessa dall'altro finché proteggono l'altro dal virus che potrei portare io. La mascherina, un potente dispositivo di protezione personale a bassa tecnologia, illustra in ultima analisi questo principio: protegge me dalle goccioline degli altri nella misura in cui protegge gli altri dalle mie goccioline. Inoltre, la lotta effettiva contro una pandemia dovuta a un virus aereo altamente trasmissibile impone l'apertura e la trasparenza di ogni cosa. Mette a soqquadro i concetti «borghesi» di privacy personale e di segreto commerciale, entrambi caratteristici dell'economia di mercato capitalista. Questi concetti mostrano la loro vanità quando è in gioco la nuda vita – quando si possono uccidere gli altri e gli altri possono ucciderci – e la sicurezza per tutti deve essere al primo posto. I lavoratori che si prendono cura di voi e della vostra salute devono essere in grado di sapere, e possibilmente di testare, se siete infetti. Essendo i luoghi di lavoro i principali focolai dell’infezione, i vostri colleghi devono essere in grado di verificare se siete infetti e dunque impossibilitati a lavorare. Inoltre, cosa ancora più importante, l'organizzazione e gli strumenti di lavoro, gli input (materiali di partenza) e gli output (prodotti, scarichi industriali) di ogni fabbrica, magazzino, campo, laboratorio, ecc. devono essere visibili, aperti e trasparenti a tutti – non solo ai diretti «interessati» – a prescindere dal livello di segreto industriale. Una difesa solipsistica della privacy non può contrastare la sorveglianza come strumento di controllo da parte dello Stato neoliberale. L'unica soluzione è una sousveillance [19] aggressiva, che deve essere portata avanti da tutti, in primo luogo dai lavoratori in prima linea.
Infine, ma non meno importante, il virus non rispetta la distinzione essenziale tra cittadini e stranieri alla base dello Stato nazionale capitalista, sia esso democratico o autocratico. Non si ferma ai confini nazionali, anche quando fingono di essere chiusi e non lo sono, grazie alla divisione internazionale del lavoro. Infine, questa crisi pandemica, come ogni altra crisi e forse in modo più profondo, evidenzia ed esaspera le problematiche legate al ricambio organico con la natura. Spinge al livello di maturità l'attuale rivoluzione industriale iniziata settant'anni fa, ovvero l'automazione guidata dai software di tutti gli aspetti dell'attività economica [20]. E avvia (forse) la prossima rivoluzione – i cui contorni non sono ancora definiti, che viene confusamente chiamata «Green Deal» [21].
Note
[1] Graupner, H. (2011, Apr 28). Germany prepares for Polish influx as labor market opens. DW. https://www.dw.com/en/germany-prepares-for-polish-influx-as-labor-market-opens/a-15033957 Adekoya, R. (2011, May 06). Germany has lost its lure for Poles. The Guardian. https://www.theguardian.com/commentisfree/2011/may/06/germany-poland-migrant-workers-eu
[2] DW (2020, Apr 02). Germany eases border rules to allow in harvest workers amid coronavirus crisis. DW. https://www.dw.com/en/germany-eases-border-rules-to-allow-in-harvest-workers-amid-coronavirus-crisis/a-53000322
[3] Remix News (2020, Mar 18). Germany's radical plan to turn waiters into farmers as coronavirus closes borders to migrants. Remix News. https://rmx.news/article/article/germany-s-radical-plan-to-turn-waiters-into-farmers-as-coronavirus-closes-borders-to-migrants
[4] Bathke, B. (2020, Mar 27). Over 150,000 refugees could work on farms to fill labor gap: German government. InfoMigrants. https://www.infomigrants.net/en/post/23713/over-150-000-refugees-could-work-on-farms-to-fill-labor-gap-german-government
[5] MacGregor, M. (2020, Mar 26). Germany: Migrants and refugees may fill labor gaps. InfoMigrants. https://www.infomigrants.net/en/post/23690/germany-migrants-and-refugees-may-fill-labor-gaps
[6] InfoMigrants (2020, Apr 22). Germany to allow asylum seekers to work in agriculture until October. InfoMigrants. https://www.infomigrants.net/en/post/24276/germany-to-allow-asylum-seekers-to-work-in-agriculture-until-october
[7] Team NewsLagoon (2020, Apr 03). The lack of foreign labour drowns the agriculture in Germany. NewsLagoon. https://newslagoon.com/en/the-lack-of-foreign-labour-drowns-the-agriculture-in-germany/11214/
[8] DW (2020, Apr 02). Germany eases border rules to allow in harvest workers amid coronavirus crisis. DW. https://www.dw.com/en/germany-eases-border-rules-to-allow-in-harvest-workers-amid-coronavirus-crisis/a-53000322
[9] Reuters (2020, Mar 30). EU urges countries to open borders to seasonal farmworkers. Reuters. https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-eu-workers/eu-urges-countries-to-open-borders-to-seasonal-farm-workers-idUSKBN21H27X
[10] Reuters (2020, Mar 24). Romania to enforce strict lockdown to slow coronavirus. Reuters. https://www.reuters.com/article/health-coronavirus-romania/romania-to-enforce-strict-lockdown-to-slow-coronavirus-idUSL8N2BH4LL
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[17] Muggah, R., and Florida, R. (2020, May 14). Megacity slums are incubators of disease – but coronavirus response isn’t helping the billion people who live in them. The Conversation. https://theconversation.com/megacity-slums-are-incubators-of-disease-but-coronavirus-response-isnt-helping-the-billion-people-who-live-in-them-138092?utm_medium=email&utm_campaign=Latest%20from%20The%20Conversation%20for%20May%2020%202020%20-%201627015622&utm_content=Latest%20from%20The%20Conversation%20for%20May%2020%202020%20-%201627015622+CID_926f3d9eabb43ddd264abb7f5f229d0a&utm_source=campaign_monitor_global&utm_term=Megacity%20slums%20are%20incubators%20of%20disease%20%20but%20coronavirus%20response%20isnt%20helping%20the%20billion%20people%20who%20live%20in%20them
[18] Kouddous, S.A. (2020, March 30). Mike Davis on pandemics, super-capitalism and the struggles of tomorrow. Madamars. https://madamasr.com/en/2020/03/30/feature/politics/mike-davis-on-pandemics-super-capitalism-and-the-struggles-of-tomorrow/
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[21] EC. A European Green Deal. https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal_en
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