Dedichiamo questa poesia di Nanni Balestrini, tratta da Casmogonia e altro. Poesie complete. Volume terzo (1990-2017) pubblicato da DeriveApprodi nel 2018, ad Alberto Magnaghi, scomparso il 21 settembre 2023.
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1.
che cosa accade alle parole quando più nessuna
viene pronunciata e intesa come se fosse vera?
la crisi moderna della scrittura
di fronte a un mondo non più dicibile
praticabile dalla parola apportatrice di senso
in cui il molteplice e l’indistinto sono
diventate le sole categorie del reale
anche le parole in qualche misura sono virtuali
parole della storia parole della letteratura
parole altre parlate per noi già dette
e soprattutto già pronunciate per tutti
una mondializzazione dell’esperienza
gestite da multinazionali del sentimento
ogni informazione che ci viene
elargita dal regime mediocratico
più che reale comunicazione sembra
essere una specie di comando travestito
vittime e sudditi dell’informazione si è
costretti a revocare in dubbio ogni accadimento
la mente vaga ebete in un tripudio di inesistenze
dove tutto è finzione
la finzione dell’arte cessa davvero
2.
che cosa accade al linguaggio quando la verità
gli è completamente sottratta?
in tali condizioni la possibilità di
esistenza della poesia
sta nell’assumere una posizione antagonista
riuscire a vedere il disagio epidermico
rispetto a un clima e dunque includerlo
includere l’io piccolo nello sguardo
più ampio dell’atmosfera
passaggio dal singolare al
molteplice attraverso la materialità
convertire la nostra esistenza in una narrazione
raccontare che è anche ricerca dialogica
di un dire nel confronto non solo con l’altro
ma con la lingua dell’altro e dell’ambiente
la tendenza del materiale organico
a disporsi come catalogo accumulo
indifferenziato ma con la volontà di narrare
attraverso cui individualità e collettivo
si ridefiniscono reciprocamente
come spazio e corpi
3.
quale balbettio ci rimane? quale silenzio?
un rapporto stretto e analogico tra corpo e linguaggio
entrambi sono corpi uno di carne l’altro di parole
uno scambio continuo tra corpo e linguaggio
tra paesaggio e mondo umano dà vita al testo
è attraverso il corpo che la poesia si fa gesto
nel momento in cui il tardo capitalismo dispiega
totalmente la sua forza e porta alle estreme conseguenze i diversi processi di espropriazione
il linguaggio e il corpo rappresentano
le due frontiere ultime
il tentativo di elaborare un sistema di scrittura
che riproduca il medesimo cortocircuito
che avviene nell’esperienza tra dinamicità esterna
corpo in movimento e pensiero in movimento
prima ancora che poesia sul corpo
poesia del corpo segni e parole che si
estendono sulla pelle e sugli organi
prende forma di gesti violenti spesso pre-verbali
si organizza in colpi ferite lacerazioni
questa violenza è anche struttura comunicativa
anzi è l’unica struttura comunicativa residua
visto che il linguaggio sembra bloccarsi nel balbettio
il verso coincide con la frase e il suo respiro
sono poesie da ascoltare più
ancora che da leggere su pagina
4.
fine del nuovo?
il recupero quasi totale della tradizione
con intenti di rivalutazione della funzione
sia sociale che politica della poesia
la ripresa della tradizione attraverso forme chiuse
sa servirsi della libertà e della variazione
e non si affida a risorse evocative e rituali
una voce parla ma questa voce non è quella
dell’autore è una voce che prende a
prestito le parole della tradizione
un lavoro intenso sulla citazione sulla parodia
sull’uso più o meno straniante della parola altrui
delle parole che ci siamo abituati a ascoltare
coi detriti del presente si costruiscono così
attraverso montaggi e assemblaggi delle parabole
delle ipotesi figurative delle micro-profezie
la poesia si nutre di ciò che è altro da sé
5.
a chi scriviamo?
un’esigenza rinnovata di poesia come parola critica
come igiene del linguaggio come messa a punto
di strumenti rigorosi di misurazione del mondo
in questa società della comunicazione controllata
moltiplicata e insieme interdetta
la poesia non sarà mai genere di massa
semplicemente perché non si rivolge a quelle parti
dell’individuo che si risolvono in uomo-massa
la poesia come sede della comunicazione
del desiderio della ragione
luogo di libertà del comunicare e del
pensiero nella voce e della voce nel pensiero
la poesia torna a guardare il mondo a sentirsi
parte di esso torna a ridiventare salutarmente
incerta di sé bastarda ibrida
(2004)
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Nanni Balestrini (Milano, 1935 - Roma, 2019), ha vissuto tra Roma e Parigi. Negli anni Sessanta è stato tra i principali animatori della stagione della «neoavanguardia». Autore di numerose raccolte di poesia e di romanzi di successo tra i quali Vogliamo tutto, Gli invisibili, I furiosi. Con altri è stato ideatore di storiche riviste come «Quindici», «alfabeta» e «alfabeta2». La casa editrice DeriveApprodi ha pubblicato quasi tutte le sue opere.
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