Il decennio in cui il «post» è diventato fine della storia. Prima Thatcher aveva decretato che non esiste la società, esistono solo gli individui. Ora, un consigliere di corte americano annuncia che il destino ineluttabile di tutti gli individui del mondo è la società capitalistica. Il passato è scomparso, scordatevi il futuro: godetevi un eterno presente, privo di radici e prospettive, senza possibilità di modificarlo. Invece la storia non è mai finita. Gli anni Novanta vivono tra guerra, globalizzazione e nuovi movimenti, tra lavoro autonomo, flessibile e precario, tra femminilizzazione del linguaggio e nuovi femminismi, tra migrazioni di massa e rivolte urbane, tra berlusconismo e leghismo, tra «rivoluzione» informatica e crisi della fantascienza, tra musica e satira, tra Tarantino e Virilio, tra iperindustrializzazione del calcio e della pornografia, tra impresa sociale e centri sociali. Gli anni Novanta vivono di contraddizioni, salti in avanti e indietro, aperture e chiusure. Un decennio da studiare e da ripercorrere, per trovare lì la radice dei problemi aperti del presente.
Leggi il programma (in aggiornamento).
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➻ Il festival organizzato dalla casa editrice DeriveApprodi, in collaborazione con la rivista Machina e la libreria Punto Input, arriva alla sua settima edizione.
Mercoledì 15 Maggio, Serre dei Giardini Margherita
h. 18.00 – Quando il futuro è finito. Gli immaginari del realismo fantascientifico. Con Gigi Roggero, Angelica De Palo, Maico Morellini, Silvia Tebaldi.
Il Festival si apre con l’incontro che offre il titolo all’evento sugli anni Novanta. La fantascienza, infatti, non è semplicemente un genere letterario: è stata, nel corso del Novecento, un incubatore di futuri possibili. In quella fase storica, al culmine del secolo, è come se la fantascienza entrasse in crisi: non per esaurimento della capacità di prefigurazione, ma proprio perché quella capacità di prefigurazione si è fatta realtà. Mentre il futuro viene inghiottito nel vortice della precarietà e nell’annuncio ideologico della fine della storia, gli immaginari fantascientifici – ad esempio quelli del cyberpunk – si riempiono di cumuli di detriti tecnologici. Dopo la rottamazione del futuro, come può essere ripensata l’immaginazione fantascientifica?
Giovedì 16 Maggio, Centro Polifunzionale Il Pallone
16.00 – Apertura libreria DeriveApprodi.
17.30 – L’età del berlusconismo e della crisi della politica. Introduce Veronica Marchio, con Alberto Burgio, Carlo Galli, Adelino Zanini.
Trent’anni fa, nel vortice di Mani Pulite e fondando da un giorno all’altro un partito organizzato sul modello della propria impresa, Berlusconi veniva eletto presidente del consiglio. Quel passaggio segnava l’inizio della cosiddetta Seconda Repubblica e di un ventennio definito dai poli del berlusconismo e dell’anti-berlusconismo. La nostra riflessione si concentra sulle questioni che in quel passaggio simbolico e concreto sono racchiuse: il tramonto della politica moderna, la crisi delle sue forme organizzative, gli ambigui sviluppi dell’anti-politica, il nuovo rapporto tra industria della comunicazione e industria delle istituzioni repubblicane.
19.30 – Aperitivo musicale di inaugurazione con l’enoteca di Punto Input e Ruggine.
21.00 – Bologna anni Novanta. Con Valerio Monteventi, Roberto Panzacchi, Michele Ravagnolo.
Per capire la Bologna di oggi e come la città anticipi delle tendenze nazionali, bisogna guardare agli anni Novanta. Per capire gli anni Novanta, bisogna guardare a Bologna. Ad inizio decennio la città è attraversata dal movimento studentesco della Pantera che porta alla nascita di nuovi spazi di aggregazioni produttori di nuovi linguaggi, nuove forme d'espressione giovanile: i centri sociali.
A fine decennio il crollo del «muro di Bologna»: Giorgio Guazzaloca s'impone come sindaco, la sinistra per la prima volta dal dopoguerra, perde la città.
Venerdì 17 Maggio, Casa di quartiere Scipione dal Ferro
14.30 – Apertura libreria DeriveApprodi
15.00 – La musica dei Novanta. Con Jadel Andreetto.
«Il punk è morto, il grunge pure. E anch’io non mi sento molto bene». Implosioni ed esplosioni, suoni inauditi, vecchie canaglie e giovani dinosauri. Gli anni Novanta, l’ultimo grande decennio del rock tra tentazioni indie e lussuria mainstream.
16.00 – Non si esce vivi dagli anni Novanta: bagliori passati di un presente distopico. Con Fabrizio Bozzetti.
Cinema e letteratura, immagini su carta e su pellicola, trasposizioni del mondo che viviamo, delle sue possibilità alternative e delle prefigurazioni distopiche: questi sono gli anni Novanta riattraversati da Fabrizio Bozzetti, affermato scrittore e sceneggiatore di film e serie tv. I bagliori di questo presente distopico verranno illuminati da parole, brani, foto e video, per comprendere che gli altri mondi possibili potrebbero essere addirittura peggiori di quelli che già abbiamo vissuto.
17.00 – Gli anni Novanta attraverso l’industria del porno – Mariella Popolla
Nonostante si tratti di un settore dell’intrattenimento socialmente percepito come indecoroso, la storia dell’industria del porno si intreccia e ci racconta la storia delle società, degli scenari culturali, dei luoghi in cui viene prodotto e fruito. Nel contesto italiano, in particolare, i Novanta sono un decennio «ponte» tra due fasi molto diverse di questa industria: la cosiddetta golden age del porno (a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta il cinema porno italiano ha una tale espansione da rappresentare una salvezza per l’agonizzante industria cinematografica del paese) e la svolta digitale che, a partire dalla prima metà degli anni Novanta, ha poi investito la produzione e circuitazione di materiale pornografico.
18.00 – Il Male degli anni Novanta. Con Angelo Pasquini.
Nel 1994 «Il Male», straordinaria rivista satirica che aveva cessato le pubblicazioni dodici anni prima, fece un numero speciale, che sarebbe stato l’ultimo della sua storia: «Porca Italia!». Agli albori del berlusconismo, rappresentava la discesa in campo del fondatore di Fininvest come un’invasione di ultracorpi, immaginando il partito nascente, Forza Italia, e il suo fondatore come delle forme aliene provenienti dallo spazio. In quell’occasione il giornale vendette più di ottantamila copie, anticipando il divenire fiction della realtà del successivo ventennio. Accompagnato da una selezione di immagini della rivista, Angelo Pasquini – tra i fondatori de «Il Male» – racconta ciò che loro avevano già visto.
19.00 – Aperitivo musicale con l’enoteca di Punto Input e Ruggine, a seguire cena.
21.00 – L’industria del calcio. Con Gabriele Battaglia, Darwin Pastorin, Pippo Russo, Vincenzo Scalia.
Spesso il calcio viene tenuto al di fuori delle riflessioni riguardanti la politica, l’economia, le trasformazioni sociali, confinato alla sfera privata delle passioni e dei passatempi. È un grave errore: il calcio è un’industria nevralgica della società globale. Gli anni Novanta sono stati particolarmente rilevanti per questa industria: rappresentano la fase in cui l’ansia di modernizzazione si è impossessata di uno sport fino ad allora ritenuto piuttosto conservatore. Chi nell’ultimo trentennio si è alternato al governo del movimento calcistico internazionale non ha saputo far altro che spingere ulteriormente in avanti la tendenza: cambiare tutto, farlo a prescindere. È in quel periodo spartiacque che il calcio viene trasformato in uno sport produttore di «emozioni» e highlights, e cambiano i ruoli dei vari protagonisti del mondo del pallone: i calciatori e le «wags», il pubblico, gli allenatori.
Sabato 18 Maggio, Casa di quartiere Scipione dal Ferro
10.30 – Apertura libreria DeriveApprodi
11 .00 – La transizione post-socialista. Con Rita di Leo, Romeo Orlandi, Krystian Szakdowski.
Il crollo del muro di Berlino, salutato come il trionfo della libertà, ha aperto un’epoca di proliferazione di muri, simbolici e concreti, di terra e di mare. Così come la fine dell’ideologia ha occultato la pretesa eternità dell’unica ideologia dominante, quella del libero mercato capitalistico. I paesi dell’Est Europa, nell’eutanasia dei regimi socialisti, sono un angolo prospettico decisivo per comprendere quello che è successo e il mondo che viviamo.
12.30 – Il modello spagnolo: dalla transizione al post-15M. Con Emmanuel Rodíguez López.
La storia dell’ultimo mezzo secolo in Spagna è un caso paradigmatico del capitalismo neoliberale. Tra il 1974 e il 1978 il paese è passato dalla dittatura di Franco a una democrazia liberale; nel 1986 è entrato a far parte della Cee e la sua economia ha sperimentato un rapido processo di crescita economica; nel 2008 è stato colpito dalla crisi finanziaria come probabilmente nessun altro paese europeo, a eccezione della Grecia; nel 2011, il movimento 15M sembrava avere aperto un esperimento di rivoluzione democratica. Oggi, però, la Spagna appare completamente pacificata, tornata a una normalità del tutto simile a quella degli anni Novanta. Come spiegare, allora, il modello spagnolo?
13.30 – Pranzo
15.30 – Tra lavoro autonomo e precarietà. Tavola rotonda con Anna Curcio, Federico Chicchi, Andrea Fumagalli, Christian Marazzi, Cristina Morini.
Gli anni Novanta sono uno snodo cruciale per le politiche del lavoro e per la narrazione dei soggetti che ne vengono investiti. Ambivalenza può essere una parola che ci accompagna nell’analisi: le figure emergenti si muovono tra la scelta del lavoro autonomo di seconda generazione e le necessità imposte dll’impoverimento, tra il desiderio di flessibilità e la ferocia della precarietà, tra la ricerca di nuovi diritti e lo smantellamento del welfare. Quello snodo ci parla del presente, in una transizione postfordista mai compiuta e delle possibilità politiche ancora da esplorare.
17.30 – La theory dei Novanta: Judith Butler, il gender, le parole che provocano. Con Federico Zappino, Irene Villa.
Per la teoria e la pratica femministe gli anni Novanta sono una fase al contempo di continuità e di cesura. Di continuità e approfondimento delle preziose eredità delle lotte degli anni Settanta e Ottanta. Di cesura, per la forte affermazione delle questioni del gender e del queer. Una delle indiscusse protagoniste di questo percorso è Judith Butler, con la sua peculiare ripresa della dialettica hegeliana per mettere a critica l'eteronormatività, integrando così le prospettive classiche sul patriarcato. Tra teoria e pratica, tra ordine del discorso e nuovi movimenti su scala globale, si disegna così una costellazione femminista in grado di provocare i decenni a venire.
19.00 – Aperitivo con l’enoteca di Punto Input e Ruggine
19.30 – Boyz n the Hood. Talk musicale con Amir Issaa.
I Novanta sono gli anni in cui il rap si è definitivamente imposto, in cui l'hip hop è diventato vera e propria cultura. L'espansione su larga scala del genere, in Italia, è strettamente intrecciata coi fenomeni migratori. Prima dell'emigrazione dal Sud al Nord - «e la mia posizione è di straniero nella mia nazione» cantavano i Sangue Misto - ora come strumento delle cosiddette «seconde generazioni» per fare sentire la propria voce.
Nell'incontro con Amir Issaa, che sarà composto da parole, musica e immagini, parleremo di questo e altro, a partire dall'esperienza personale del rapper.
21.00 – L’incidente del futuro. Con Carla Pagliero, Francesco Spampinato, Elvira Vannini.
Dentro il vortice dell’accelerazione tecnologica e dell’incanto della rete, dell’apparenza smaterilizzazione delle relazioni sociali e della creazione di immagini, che fine fanno la produzione artistica e l’opera d’arte? Questo è il grande nodo che gli anni Novanta ci consegnano. Di questo processo Paul Virlio evidenzia la condizione di voyeurismo come cifra di un presente in cui la conoscenza del mondo è continuamente filtrata da protesi visive. Ritorna dunque, in forme nuove, il problema posto da Benjamin sull’opera d’arte nell’era della sua riproducibilità digitale. Il futuro assume il profilo della potenzialità o le sembianze dell’incidente tecnico?
Domenica 19 Maggio, Casa di quartiere Scipione dal Ferro
10.30 – Apertura libreria DeriveApprodi
11.00 – Tra guerra e impero. Tavola rotonda con Roberto Ciccarelli, Rossana De Simone, Elia Zaru.
«La società non esiste», afferma Margaret Thatcher negli anni Ottanta; «we are all middle class now», le fa eco Tony Blair alla fine dei Novanta, un decennio aperto dall’ideologia della «fine della storia» e precipitato nell’incubo dello «scontro di civiltà». Se il crollo del Muro di Berlino era stato salutato con la promessa di pace eterna del capitalismo globale, gli anni Novanta si aprono con la prima Guerra del Golfo e continuano con la guerra civile nella ex Jugoslavia. È in questo quadro che Toni Negri e Michael Hardt formulano l’ipotesi dell’impero per leggere la globalizzazione e soprattutto per riportare al centro della scena la possibilità dell’antagonismo di classe. Ripensare quella fase è necessario per orientarsi nel drammatico disordine mondiale dei giorni presenti.
13.00 – Pranzo
14.30 – Lega e indipendentismi. Con Diego Giachetti, Michel Huysseune.
L’attivismo politico delle minoranze nazionali è un fenomeno storicamente controverso, espressione di posizioni politiche molto diverse o addirittura contrapposte. In Europa il nazionalismo è per molto tempo rimasto associato all’eredità delle due guerre mondiali, perciò valutato negativamente. Michel Huysseune ci guida nel frastagliato quadro dei movimenti e delle rivendicazioni indipendentiste degli anni Novanta, periodo segnato dalla dissoluzione del blocco socialista, tra «pacifica» transizione neoliberale e guerra civile. In questo contesto, verrà approfondita la folgorante ascesa della Lega Nord, esperienza che non ha molti corrispettivi nel resto dell’Europa occidentale.
16.00 – Fino a qui tutto bene? L’esplosione della questione razziale. Con Anna Curcio e Louisa Yousfi.
l mito degli «italiani brava gente», incurante dei crimini del colonialismo italico, ha iniziato a frantumarsi da quando il «Belpaese» è stato investito dalle migrazioni internazionali. Gli anni Novanta sono, da questo punto di vista, uno snodo cruciale: paradigmatica è la figura dell’«albanese», passato nel giro di pochi mesi dall’essere vittima idealtipica del comunismo all’essere sinonimo del criminale. Nello stesso periodo, da Los Angeles alle banlieue francesi, le rivolte che infiammano le metropoli neoliberali hanno al proprio centro la questione della razza, concetto fondamentale per comprendere le metamorfosi del razzismo e le possibilità di una politica anti-razzista.
17.30 – Tra centri sociali e impresa sociale. Con Aldo Bonomi, Luca Casarini, Luca Perrone.
Il ciclo dei centri sociali è un fenomeno politico-sociale specifico degli anni Novanta, che ha coinvolto corpose minoranze giovanili negli spazi urbani e periferici e prodotto nuovi immaginari e linguaggi. Benché i centri sociali continuino a esistere quel ciclo – nella sua propulsività politica e sociale – si è esaurito da tempo: riattraversandolo genealogicamente, l’obiettivo è far emergere questioni, domande e nodi irrisolti utili alla riflessione sul presente. In particolare, nel dibattito si vogliono affrontare due problemi: gli spazi di aggregazione potenzialmente politica e il nodo dell’impresa politica, ovvero delle nuove forme di organizzazione oggi.
19.00 – Aperitivo musicale di chiusura con l’enoteca di Punto Input e Ruggine
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