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Delazione e interiorizzazione della totalità negli Stati Uniti


Ludovica Anversa, Feriti come lucciole (II), 2019
Ludovica Anversa, Feriti come lucciole (II), 2019

A partire dal caso di Mahmoud Khalil, lo studente della Columbia University arrestato dall’ U.S. Immigration and Customs Enforcement per la partecipazione alle mobilitazioni che hanno attraversato i campus statunitensi nel 2024, l’autore riflette sui nuovi paradigmi giudiziari e politici su cui si basano le azioni degli Stati Uniti.

 

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Nella notte di sabato 8 marzo, gli agenti della Homeland Security hanno arrestato Mahmoud Khalil in un'operazione notturna senza un mandato o un'accusa precisa. Egli è stato allontanato da casa sua per aver partecipato alle proteste che hanno avuto luogo alla Columbia University nella primavera dello scorso anno contro la guerra a Gaza. Il travalicamento del limite che non ha avuto luogo nel periodo delle proteste pacifiche nel campus nell'aprile 2024, è ora raggiunto dallo stesso apparato di potere in un chiaro spirito di revanscismo e di rimprovero pubblico, come dimostra uno sciagurato tweet di Marco Rubio. Questa iniziativa messa in campo dal Dipartimento di Giustizia in collaborazione con l’U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) con lo slogan «Catch and Revoke» è la prova dell'orientamento venatorio che oggi guida l'efficacia dei poteri pubblici sul tessuto sociale. L'accerchiamento del perimetro del campus universitario che abbiamo potuto vedere durante le proteste ora si estende, blocco per blocco, corpo contro corpo, in tutto lo spazio metropolitano. Non è quindi un fatto circostanziale che l'arresto sia avvenuto in un condominio fuori dal campus, con una precisione chirurgica nel tempo e nello spazio. Non si è trattato di un semplice arresto, ma della spogliazione di un cittadino della sua stessa investitura: la revoca della «Green card», cosa che fa pensare che, una volta vinta la stasi contro i barbari clandestini, si cercherà di legiferare contro il diritto di nascita del cittadino, ancorato allo ius soli e garantito dal Quattordicesimo Emendamento della Costituzione.

Il flagrante oltraggio a Mahmoud Khalil porta alla luce un altro nodo di questa nuova configurazione di ottimizzazione sociale che non dovrebbe essere trascurato: il suo arresto e la sua localizzazione sono dovuti, in parte, a un'attiva attività di spionaggio da parte di anonimi colleghi della Columbia stessa, che già dai giorni dell'accampamento documentavano faziosamente la sua partecipazione alle reti studentesche in solidarietà con la Palestina. Lo spionaggio come pratica sociale è ora impregnato di un uso frequente/pesante dell’«intelligenza artificiale» come strumento per identificare, localizzare e, eventualmente, arrestare, qualsiasi studente nelle esigenze ultime di ostilità continua. La trasparenza e l'efficacia governativa su tutte le sfere dell'azione sociale aumentano le pratiche di delazione, favorite dai nuovi collegamenti cibernetici. Questo significa che ora non viviamo più sotto l'autorità dei grandi disegni dello Stato, ma sommersi nella notte della delazione, dell’uno contro l’altro? È questa la novità cruenta che sta guadagnando spazio e densità autoriflessiva. In un importante testo che cercava di pensare l'ascesa della politica statale degli anni Trenta orientata verso l'apparato generale della «Produzione», Gérard Granel sottolineava come la trasformazione tecnica strumentale della politica oscillasse da un polo tecnico-burocratico a uno popolare demagogico rappresentativo, ma il cui obiettivo finale non era altro che l’«interiorizzazione della totalità»[1], cioè cercare di tenere tutto sotto controllo scatenando la mobilitazione dello spazio sociale come sostanza plastica e informe, da istruire a piacimento [2].

Ciò implica, tra l'altro, che con lo Stato non c’è più quello scambio tra protezione e obbedienza su cui era stato retto il principio di legittimità dell’istituzione; nell'epoca della deferenza nei confronti dell’amministrazione e della società automatizzata, l'antica figura giuridica dell'individuo –  portatore di garanzie procedurali – viene depotenziata e viene condannata qualsiasi potenziale richiesta di legame sociale. Anche questa razionalizzazione non è nuova, poiché vale la pena ricordare che il «Catch and Revoke» messo in atto contro Khalil ha il suo precedente nell'Operazione Boulder del 1972, avviata dalla presidenza Nixon per monitorare e denunciare chiunque fosse legato alla causa della comunità palestinese, e fu smantellata dopo pochi anni non perché violasse i diritti fondamentali e il giusto processo, ma perché, come disse all'epoca uno dei direttori del programma di sicurezza, «dal punto di vista dell'efficacia dei costi non ne valeva la pena» [3].

Nel nuovo paradigma dell’interiorizzazione della totalità, la razionalità del costo e del profitto trasferisce il peso e l'attività dei poteri di polizia (ossia il potere dell'efficienza di produrre un certo modo prevedibile di agire) nella composizione delle relazioni sociali. Nella nuova scienza amministrativa post-liberale, l'azzeccata descrizione di Alexis de Tocqueville in La democrazia in America dovrebbe essere presa alla lettera e senza artifici metaforici: «Negli Stati Uniti, la società che vive di giorno in giorno sembra essere composta da un esercito sempre all'erta sul campo di battaglia» [4]. Così, la decomposizione della forma statale non solo promuove processi accelerati di deferenza che si radicano nella stratificazione sociale, ma trasforma la socializzazione in un recinto attraversato dalla coercizione del modo di vivere dei vigilanti, l'ultima roccaforte della mistificazione democratica in nome della conciliazione.

Un processo che sta dando forma a un nuovo tipo di composizione sociale che ad oggi si lascia solo intravedere. Ciò è testimoniato da una radicale trasformazione del diritto penale nordamericano, registrata dallo stesso giudice della Corte Suprema Neil Gorsuch nel suo ultimo libro Over Ruled: The Human Toll of Too Much Law (2024): negli ultimi anni, circa il 98% delle controversie federali tende a concludersi con un patteggiamento di colpevolezza, ovvero con l'ammissione di colpevolezza da parte dell'imputato, abdicando così alle garanzie penali, alla mens rea, alla regola della clemenza e al giusto processo basato sul principio del «nulla poena sine lege»; tutti quei principi che sono stati alla base dell'architettura del diritto civile moderno, quale coerente emanazione della lunga gestazione storica della Common Law [5].

E se teniamo conto dell'impeccabile studio di James Q. Whitman sulle origini teologiche del principio del ragionevole dubbio, oggi possiamo dire di vivere in una regressione del vecchio ordine teologico-giuridico che, per evitare la contaminazione dell'anima con un'accusa carente, cercava di esternare il giudizio sui fatti attraverso la neutralizzazione impersonale del processo [6]. Dal versante opposto, l'espansione dei patteggiamenti e il crescente effetto sociale della delazione civile possono essere intesi solo come la perpetuazione della calunnia contro l'anima umana, che già Franz Kafka aveva avuto il senso di descrivere come un'attività di caccia «condotta dall'umanità contro l'ultimo limite terreno... se solo il sionismo non avesse interferito in questo modo, avremmo potuto sviluppare una nuova dottrina segreta» [7]. Più che un'ideologia identitaria o un tardo immaginario nazionale, il sionismo costituisce per Kafka una forza sovrana orientata alla devastazione delle anime e all'ossificazione della realtà, oggi sostenuta da un'impudente rivendicazione di colpe non elaborate e da processi amministrativi (emanati dal potere dell'esecutivo) in cui il vivente è diventato automaticamente colpevole. Riprendere quella che Kafka chiamava senza ulteriori approfondimenti «una dottrina segreta» richiede oggi di continuare ad approfondire il «marranesimo», rispetto ai dispositivi di colpa e di denuncia che stanno vertiginosamente trascinando il legame sociale in una pressione invivibile e mortale.

(Addendum). L'arresto di Khalil conferma la tesi dell’ interiorizzazione della totalità – la totalizzazione dell'esteriorità in uno spazio interiore – se riflettiamo su due evidenti caratteristiche giuridiche che, sebbene registrate da diversi pensatori giuridici contemporanei (si vedano le note di Steve Vladeck e Ilya Samin), non sono state sufficientemente chiarite: in primo luogo, che la giustificazione di «interesse nazionale» che una volta si riferiva alla politica estera ora comanda le esigenze sociali di una «politica interna»; e, in secondo luogo, che la deportazione prima facie ha avuto luogo una volta, una volta arrestato, Khalil è stato trasferito da Manhattan alla Louisiana, quest’ultima  giurisdizione maggiormente amichevole per il mandato federale e per l'immediata petizione di habeas corpus. Negli ultimi anni, ciò che i giuristi nordamericani hanno definito judge shopping – ovvero la strategia di intentare una causa presso le corti inferiori più favorevoli per aumentare le possibilità di ottenere un certiorari o una national injunction – trova ora la sua espressione più inquietante nella trasformazione del «caso» nel destino stesso della «persona».

Siamo così di fronte a un'operazione che, a forza di eseguire i movimenti dell'apparato giuridico, produce una perfetta inversione di categorie politico-giuridiche autonome e indipendenti: una giustificazione di politica estera diventa una necessità domestica; una pratica di giurisdizione traduce la «persona» in un «caso». In breve, l'interiorizzazione della totalità è essenzialmente un processo interno al diritto: un caso esiste solo a partire da una persona, e una persona ora deve essere misurata attraverso l’imputazione del caso.

 

Note

[1] Qui traduce «invagination of totality».

[2] Gérard Granel, The Thirties Are Still Before Us:

Logical Analysis of the Concrete Situation, GFPJ, Vol.25, 2004, 129.

[3] A Plan to Screen Terrorists Ends, 24 aprile 1975, «The New York Times».

[4] Alexis de Tocqueville. La democrazia in America (Library of America, 2004), p. 237.

[5] James Q. Whitman. The Origins of Reasonable Doubt: Theological Roots of the Criminal Trial (2008), 125-140.

[6] Neil Gorsuch. Over Ruled: The Human Toll of Too Much Law (2024), 126.

[7] Franz Kafka. Tagebücher 1910-1923 (Fischer, 1951): «16 gennaio 1922: Diese ganze Literatur ist Ansturm gegen die Grenze und sie hatte sich, wenn nicht der Zionismus dazwischen gekommen wäre, leicht zu einer neuen Geheimlehre, einer Kabbala entwickeln können», p.878.


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Gerardo Muñoz è professore aggiunto di Lingue e letterature moderne presso la Lehigh University in Pennsylvania, Stati Uniti. I suoi interessi di ricerca includono la teologia politica, il pensiero italiano, la teoria costituzionale e il dibattito post-egemonico.

 


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