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Cosa si agita dietro la nostra società «irrazionale»




Questo testo di Enzo Scandurra è stato presentato al seminario dello scorso 7 dicembre dal titolo Sul territorio: la crescente tensione tra legalità, libertà e giustizia sociale organizzato dal Dottorato in Ingegneria dell’Architettura e dell’Urbanistica, curriculum Tecnica Urbanistica (Sapienza Università di Roma). Al seminario Scandurra era stato invitato in quanto curatore, con Ilaria Agostini, della sezione «disurbanità» di Machina.


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Il recente 55° Rapporto del Censis ha per titolo La società irrazionale, intendendo con questa espressione «la creazione di un continuum tra i concetti di «pensiero magico, stregonesco, sciamanico» che, benché certamente in relazione tra loro, rispondono ad ambiti culturali profondamente diversi, soprattutto nel loro utilizzo da parte dello psichismo umano» (K. Salinari, su «il manifesto» del 5.12.2021). In sostanza si tratterebbe del rifiuto del discorso razionale, cioè degli strumenti con cui in passato abbiamo costruito il progresso e il nostro benessere: la scienza, la medicina, i farmaci, le innovazioni tecnologiche, e, aggiunge Papa Francesco, di questa civiltà sviluppata che noi chiamiamo Occidente (discorso del Papa a Lesbo, 5.12.2021). Dunque in sintesi la tesi del Censis è che «la fuga nell’irrazionale è l’esito di aspettative soggettive insoddisfatte, pur essendo legittime in quanto alimentate dalle stesse promesse razionali». È proprio cosi? In realtà questa tesi non fa che affermare il trionfo del pensiero economicista, del Pil come unico metro di misura della ragione umana, della scienza come tecné, delle aspettative di ricchezza materiale come realizzazione dell’individualità umana e sociale. Questa la supposta razionalità dell’Occidente. Tutto ciò che è «fuori» da questa «razionalità» è considerato irrazionale, pensiero magico, dunque, regressivo. Ma questa «razionalità» si accompagna sempre con una crescente secolarizzazione della nostra relazione col mondo, che significa distacco dalla natura, sfruttamento delle risorse del pianeta, ecc. Ma non è da questo che si è prodotto il riscaldamento climatico, il degrado della biosfera e, per ultima, la sindemia che attualmente colpisce la specie umana? E infatti, a osservarla bene, questa razionalità si fonda sull’economia, sul Pnrr (fondato sulla scienza), sull’efficacia dei vaccini (sempre scienza), sui diritti universali o sulla più recente «pax draconiana». Ora basterebbe una sia pur minima cultura scientifica per sapere che la scienza non è la verità, che essa avanza per successivi successi e fallimenti (paradigmi) e alla fine altro non è che un «racconto» di come rappresentiamo il mondo e noi stessi. Ma anche l’Occidente ha i suoi presupposti di irrazionale perché alla base di questi visioni c’è, come ricorda De Martino, il distacco dalla natura (la fine del mondo), ovvero afferma De Martino: il senso del numinoso, del sacro, cioè del senso trascendente della vita, che per ognuno è ciò che ci pone in contatto con noi stessi e con il mondo, non certo la razionalità economica, o della tecnè che ha infatti prodotto la maggior parte dei guasti che l’anima del singolo, né quella del Mondo, può più sopportare (K. Salinari, op. cit.). Questi i motivi che spingono le menti deboli a pensare che l’attuale sindemia e magari anche il riscaldamento climatico siano un gran complotto di qualche paese per esercitare quella che è stata chiamata la «dittatura sanitaria». Ancora una volta si dimostra che il pensiero ultra semplificato riscuote maggiore successo del pensiero complesso. Perché questi disastri sono l’esito di uno sguardo antropocentrico e prometeico (la hybris) con il quale l’Occidente in primis ha governato sul mondo. Ricordate la frase di Leopardi: le magnifiche sorti e progressive? O quella in cui il poeta recanatese definiva il suo secolo del progresso con le parole «secol superbo e sciocco»? In altre parole avremmo dovuto ascoltare più che la razionalità economica, della tecnica, ricercata per realizzazione personale attraverso l’accumulo di beni materiali un ascolto più profondo ed autentico dei messaggi che ci arrivano, sempre più drammaticamente, dalla Natura. Forse sarebbe stato questo l’antidoto alla «irrazionalità» dei no vax, dei terrapiattisti e altre cose di questo genere. Dunque non le attese non realizzate della nostra «razionalità» occidentale sono il prodotto della protesta che dilaga nel mondo, quanto piuttosto il rifiuto di questa presunta razionalità che tanto razionale non è. Che c’è di razionale nelle guerre, nel tentare (inutilmente) di esportare la nostra democrazia nei paesi che ancora chiamiamo non sviluppati, nell’accaparramento delle risorse e la distruzione degli ecosistemi di supporto alla vita, nella sempre più ineguale distribuzione della ricchezza, nel vaccinare solo i popoli ricchi, eccetera? L’idea sottostante è che il complottismo è un crampo psichico, mentre è la manifestazione della crisi del «progresso» descritto dal Censis. Il confine tra razionale e irrazionale è deciso da chi ha il potere e usa i complotti. Prendiamo la «teoria del grande rimpiazzamento» causato «dall’arrivo degli immigrati» ai danni «dell’identità» nazionale. È citata dal Censis come prova dell’«irrazionalità» (R. Ciccarelli su «il manifesto» del 3.12.2021). Chi la pratica non è solo un lunatico manipolato. Questa ideologia politica poliforme circola tra le forze politiche al governo, e all’opposizione, nella razionalissima sfera della democrazia parlamentare, la stessa che sostiene «i vaccini efficaci» e «il piano di rilancio finanziato dall’Unione Europea», considerate due «vittorie della ragione». Ma di quale ragione? Quella di chi se la può permettere, i vaccini escludono mezzo mondo e il «Pnrr» è ispirato a orientamenti economici discutibili. Non basta evocare il «reale» per farlo funzionare. Ci penserà la realtà (R. Ciccarelli, op. cit.). In realtà siamo le prime vittime di questo malinteso senso della razionalità che ha scacciato dalla percezione proprio ciò che di poeticamente irrazionale ci circonda e ci anima: è razionale un fiore che si offre al sole e ci regala, dico regala, il suo profumo e la sua bellezza? Siamo razionali quando amiamo? Ma allora perché solo in quel momento ci sentiamo vivi? Domande che non possono essere ridotte in cifre (K. Salinari, op. cit.).


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Enzo Scandurra è urbanista, saggista e scrittore. Ha insegnato per oltre 40 anni Sviluppo sostenibile per l’Ambiente e Il Territorio. Tra i suoi libri: Un paese ci vuole (2007), Ricominciamo dalle periferie (2009), Vite periferiche (2012), Fuori squadra (2017). Per DeriveApprodi Splendori e miserie dell’urbanistica (con Ilaria Agostini, 2018) e Biosfera, l’ambiente che abitiamo (con Ilaria Agostini e Giovanni Attili).




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